Morbo di Dupuytren
Si tratta di una malattia degenerativa benigna dovuta a disordini connettivali, caratterizzata dall’ispessimento e dalla retrazione dell’aponeurosi palmare, una fascia fibrosa che si trova subito al di sotto della cute del palmo della mano, che provoca con il tempo la riduzione della mobilità delle dita.
Nell’80% dei casi riguarda il sesso maschile. Non si conosce esattamente la causa scatenante: predisposizione familiare su base genetica. manuali pesanti, micro-traumi ripetuti, diabete, alcolismo, farmaci per esempio per l’epilessia.
Il Morbo di Dupuytren è caratterizzato dall’assenza di una sintomatologia dolorosa.
Nella maggior parte dei casi il paziente si accorge dell’insorgenza di piccoli noduli non dolorosi nel tessuto sottocutaneo della mano. La malattia progredisce con la formazione di cordoni che convergono verso il centro del polso. Questi cordoni sono duri e accorciandosi, progressivamente retraggono e flettono le dita e riducono la loro mobilità. Spesso vi sono aderenze tra la fascia e la cute, che formano delle fossette a ridosso delle pieghe palmari.
L’evoluzione è molto lenta e progressiva, dura mesi o anni, e non c’è miglioramento spontaneo. I tendini tuttavia restano sempre intatti. La diagnosi è prevalentemente clinica e non è necessario sottoporsi ad ulteriori esami.
Non esiste un trattamento definitivo per questa patologia.
Negli stadi iniziali può essere fatto un tentativo terapeutico fisioterapico mediante ausilio di tutori, il cui scopo e quello di ritardare il più possibile la flessione delle dita, o l’utilizzo di ortesi in silicone allo scopo di proteggere e ammorbidire la cute sovrastante.
Quando la retrazione inizia a manifestarsi e quindi il paziente è disturbato nelle attività quotidiane (ad esempio non riesce più a mettere la mano in tasca) il trattamento di scelta è quello chirurgico. Scopo dell’intervento chirurgico è quello di ristabilire, per quanto possibile, la corretta estensione delle dita e quindi ripristinare la funzionalità della mano.
Diverse sono le strategie terapeutiche, tra le quali la “rottura delle corde” (aponeurotomia) con ago transcutaneo in chirurgia mini-invasiva e l’asportazione della fascia malata (aponeurectomia) in modo selettivo o totale. Quest’ultimo è un intervento talvolta delicato a causa delle strutture vascolari, nervose e tendinee che si trovano nel palmo della mano a stretto contatto con il tessuto fibroso da rimuovere.
Nel post-operatorio non è necessaria alcuna immobilizzazione. Può essere consigliata della fisioterapia anche se non è stata dimostrata una netta superiorità nel suo utilizzo.
La malattia può recidivare dopo intervento chirurgico sviluppando cordoni di malattia lungo gli stessi raggi (o in altri diversi) della mano.